martedì 16 luglio 2019

"Più donne che uomini" di Ivy Compton Burnett-RECENSIONE

Titolo: Più donne che uomini
Autrice: Ivy Compton Burnett
Pagine: 230
Prezzo: 19 € (compra QUI)
Il voto che gli ho dato: ⭑⭑⭑,5 
Trama: Con Più donne che uomini, uno dei suoi romanzi più apprezzati, torna nelle librerie italiane Ivy Compton-Burnett, grande autrice del Novecento inglese che ha raccontato i rapporti fra uomini e donne e le dinamiche familiari con uno stile unico e una sagacia senza pari, conquistando generazioni di lettori, ma soprattutto di lettrici.
In una prospera cittadina inglese a inizio Novecento, un grande istituto femminile è diretto da Josephine Napier, un generale ingioiellato: alta e austera, un viso regale, «vestita e pettinata in modo da esibire i suoi anni, anziché nasconderli». Impeccabile in ogni gesto e in ogni parola, è il punto di riferimento imprescindibile per tutti, le studentesse, il corpo docente e i suoi familiari: il marito Simon, oscurato dalla personalità della moglie, il figliastro Gabriel, il fratello Jonathan, vedovo calato nel ruolo dell’anziano zio e amante segreto ma non troppo di Felix Bacon, giovane sfaccendato. Al gruppo si unisce presto Elizabeth, una vecchia conoscenza di Josephine che viene assunta come governante e porta con sé la figlia Ruth. Le giornate sono scandite da una serie di rituali obbligati e da dialoghi in cui si dice tutto e niente, botta e risposta infiocchettati che in realtà nascondono universi interi. Finché un tragico evento inaspettato fa precipitare ogni cosa, dando vita a una reazione a catena che sconvolgerà le vite di tutti e porterà a galla il lato oscuro di ognuno. Nessuno è chi dice di essere, e dietro alla spessa patina del codice vittoriano si nascondono segreti celati per intere esistenze. Verranno fuori tutti, uno dopo l’altro.

Pagine indimenticabili e soppesate perfettamente, in cui l’umorismo pungente si mescola con la tragedia, e le piccole interazioni quotidiane con i grandi drammi della vita.

Recensione:
Salve lettori, oggi vi porto la recensione di "Più donne che uomini" di Ivy Compton Burnett, un libro che avevo preso al Salone del Libro di quest'anno, che non vedevo l'ora di leggere. 

I libri dell'autrice entrano a far parte della letteratura inglese del Novecento, lei cerca di raccontare le dinamiche familiari, i rapporti fra uomini e donne, ma soprattutto le differenze in ambito lavorativo che c'erano, e purtroppo ci sono, nel mondo.

Questo romanzo è ambientato in un collegio femminile inglese a cui capo c'è Josephine Napier. E' il punto di riferimento di chiunque: le sue studentesse, suo marito Simon, il figliastro Gabriel e suo fratello Jonathan. Questi personaggi sono tutti legati a lei, come ogni personaggio che compare. Josephine è un donna forte, che cerca sempre di essere efficiente e di mantenere il controllo delle vite di coloro che la circondano, anche cercando di manipolarli.
I personaggi, come potete già intendere dal titolo, sono pochi di genere maschile, infatti abbiamo Simon, che insegna nell'istituto femminile, Jonathan, che ha lasciato in affido Gabriel a Josephine, sempre del fratello vedremo la sua relazione omosessuale con Felix,poi abbiamo Gabriel che è il nipote di Josephine, ma che viene considerata quasi come una madre.

"Quindi non siete dell'idea che, a parità di lavoro, si debba avere tutti lo stesso stipendio?"

Quindi siamo ad inizio semestre nel momento in cui arrivano tutte le insegnanti, tutto sembra sotto controllo e in ordine, ma l'arrivo di Elizabeth con la figlia Ruth scombussolerà tutto, soprattutto per un evento che accadrà dopo il loro arrivo che farà emergere il lato oscuro, che hanno sempre mascherato,  di tutti questi personaggi.
Nessuno è chi dice di essere, ognuno nasconde un segreto che tiene severamente nascosto, durante la lettura incomincerete ad intuire cosa si cela ad ogni apparente sorriso.

Ho apprezzato questo libro soprattutto per le tematiche che tratta, perchè l'autrice sottolinea più volte il fatto che le donne vengano pagate ingiustamente meno degli uomini, quindi il fatto che non ci fosse alcuna parità dei generi nel Novecento, poi l'autrice incomincia ad affrontare la tematica dell'omosessualità e cerca di inserire personaggi femminili, che caratterizza al meglio. La famiglia, descritta dall'autrice nel libro, è un luogo pericoloso e misterioso, nella quale si percorrono mille giochi di manipolazione e di potere.
Ora passiamo all'aspetto che non mi è piaciuto: lo stile di scrittura. Questo libro è veramente ricco di dialoghi e povero di descrizioni; con i dialoghi il lettore riesce a capire a pieno il personaggio e ciò che non vuole dire, però mi sono mancate le descrizioni o anche solo l'ambientazione, che secondo me sono due dettagli fondamentali in un libro. Proprio per questo ho faticato ad andare avanti con la lettura,nonostante fosse molto breve.
Con questa assenza di descrizioni credo che lo scopo dell'autrice fosse di far ricostruire tutto al lettore ,che possiede solo i dialoghi e la caratterizzazione del personaggio che ne deriva.
Ve lo consiglio comunque per capire le dinamiche lavorative tra uomo e donna nel Novecento e se volete approcciarvi ad uno stile di scrittura un po' più particolare credo che possa fare per voi!
A presto,
Ilaria.

2 commenti:

  1. Questo libro sembra davvero un ottimo spunto di riflessione, sopratutto per scoprire nuove ottiche e punti di vista sul tema della donna. Segno in wishlist!

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